La Calabria Settentrionale Tirrenica in età tardoantica: Una rilettura di materiali e contesti
Abstract
Con la riforma di Diocleziano e le tensioni che portarono al riassetto delle strutture dell’impero, anche lungo la fascia territoriale del Bruttium ad ovest della catena costiera che separa il sistema idrografico Crati-Esaro dal mar Tirreno il nuovo ordinamento comportò la nascita di unità amministrative soggette a meccanismi di controllo e tassazione che sfuggono nei dettagli, ma che certamente comportarono la rarefazione o la riduzione degli insediamenti preesistenti. Il III sec. d.C. aveva visto lo sviluppo di numerosi complessi edilizi (soprattutto villae, ma anche piccoli insediamenti rurali) situati prevalentemente in posizione paracostiera, che si configuravano in chiave sia residenziale che produttiva (S. Ianni, Castrocucco, Varchera, Foresta di Scalea, Cirella, Santa Litterata, Cutura di Paola) spesso in diretto rapporto con approdi nei quali, evidentemente, venivano convogliati i beni prodotti nelle zone interne (pece e legname, in particolar modo). Il quadro insediativo era arricchito dalla presenza di una colonia nel territorio dell’odierno comune di Tortora, sorta già nel corso della seconda metà del I sec. a.C. col nome di Blanda Julia e subentrata ad un preesistente oppidum italico, al quale i Romani avevano dato impulso come presidio militare marittimo al termine della seconda guerra punica in seguito al definitivo abbandono della vicina città lucana di Laos.